Quando ci si identifica con un sistema, un insegnamento, un insegnate, significa che la mente ha acchiappato qualcosa, all’origine utile per la nostra crescita, e lo ha trasformato nell’ennesimo nutrimento per l’ego.
Lo si può osservare nel senso di separazione che questo crea dentro.
In una parte di noi nascerà infatti la nuova credenza di essere in qualche modo diversi, migliori, più spirituali, più consapevoli, di saperne di più, di essere più avanti di qualcun altro, di appartenere ad un gruppo in cui riconoscerci, finalmente sentendoci al sicuro, alimentando una nuova immagine di noi, attraverso l’ennesima proiezione della mente.
Attraverso questa nuova gabbietta avverrà il solito meccanismo di imprigionare la Vita dentro i limiti dell’io.
L’idea di fare a meno di quel sistema, di quel gruppo, di quell’insegnante ci farà percepire di nuovo persi, il vuoto tornerà a trovarci.
Quindi in fin dei conti era l’attaccamento che ci dava un falso senso di sicurezza.
Disposti o meno a riconoscerlo, questo è quello che frequentemente accade. Disposti o meno a riconoscerlo, questa è spesso la vibrazione che hanno le cose che diciamo, le relazioni che abbiamo.
Accogliere il vuoto è accogliere la nostra vera essenza.
Tutto il resto è provvisorio.
Oggi vedo con chiarezza il senso dell’aver lasciato andare così tante cose e persone nella mia vita.
E del mio non aver mai creduto a nulla.
[Immagine di Shira Sela shirasela.com]
‘E il mio non aver mai creduto a nulla’
.. finisco di leggere chiudo gli occhi .. il vento .. suono primordiale