Tutte le cose sono reciprocamente intrecciate, il loro legame è sacro e quasi nessuna cosa è estranea ad un’altra. Si trovano, infatti, armonicamente ordinate e insieme danno ordine e bellezza al medesimo mondo. E quest’ultimo è unico, formato da tutte le componenti, unico è il dio che le attraversa tutte quante, unica la sostanza e unica la legge, la ragione comune a tutti i viventi intelligenti, unica la verità, se è vero che una sola è la perfezione dei viventi aventi medesima natura e partecipanti alla medesima ragione.
Marco Aurelio
La mia vita mi ha sempre più condotta a fare esperienza della potenza che ha l’essere Presenti.
Quando siamo Presenti a ciò che accade le guarigioni avvengono in maniera del tutto spontanea.
Non vi è bisogno di terapeuti, di verità, di tecniche.
Il dramma si smaschera da solo, quel che rimane è una risata leggera.
È quel sorriso che spesso viene raffigurato nelle immagini dei Maestri, che disidentificandosi dai ruoli hanno conosciuto l’Illuminazione, che altro non è che una Presenza totale, semplicemente Essere togliendosi di mezzo.
Quando siamo in questo spazio di Presenza e ne facciamo esperienza nel corpo, possiamo accogliere tutto ciò che c’è, non abbiamo bisogno di complicarci la vita a cercare le cause, smettiamo di dare tutta questa importanza ai ruoli, alle nostre piccole ma fondamentali ragioni da sostenere (che quasi sempre altro non sono che le nostre piccole nevrosi).
Se siamo davvero Presenti possiamo osservare come siamo continuamente concentrati sugli altri, su ciò che è giusto per loro, insopportabile per noi, diamo giudizi, esprimiamo opinioni, così sfuggiamo continuamente a quanto accade in noi.
Quella sofferenza che si è addensata ha formato il nostro corpo di dolore, che altro non è che quella voragine energetica da cui spesso ci facciamo risucchiare, incantati dal nostro piccolo grande dramma personale di cui l’ego si nutre ferocemente e insaziabilmente.
Ci serviamo come carburante delle lamentele e dell’amarezza, delle ideologie, dei nemici, delle etichette, rifugiandoci dentro concetti astratti ma efficacissimi a rafforzarlo, concetti come l’ingiustizia, la morale, il giudizio.
Contribuiamo a creare un’ipnosi collettiva dentro cui addormentarci sempre di più.
L’ego finisce a dominare i nostri pensieri e le nostre azioni, sempre più bisognoso di conferme ci sposta continuamente nel tempo per sedarsi, facendoci credere che domani o ieri la nostra vita avrà il riconoscimento che merita, bloccati negli eventi passati come alibi per non vivere oggi e proiettati nel domani spostando nel futuro e nell’arrivo di qualcosa/qualcuno la tanto agognata felicità.
Tutto questo è solo un modo per toglierci ancora la responsabilità piena di noi stessi e ancor prima la libertà.
Le relazioni così ad esempio, diventano un mutuo soccorso per abbeverarsi reciprocamente al dolore dell’altro, con ruoli che sempre si incastrano alla perfezione per questo tacito contratto.
Finiamo a dimenticarci del perché ci siamo innamorati di qualcuno più presi dall’ansia di correggerlo e modellarlo come una nostra proprietà e comunque continuare a lamentarci di lui/lei.
Trasformiamo la nostra vita in un teatro ove inscenare la tragedia e mettervi accadimenti, persone, situazioni, malattie a poterlo animare.
Il cambiamento, la felicità, la salute avvengono solo nell’Adesso. Mai è esistito un tempo diverso dal Presente, non nella realtà.
Ecco cosa significa non credere alla propria malattia per guarire davvero e con semplicità. Ecco perché una guarigione non avviene mai al di fuori della responsabilità individuale.
E sono davvero quella resa, quella Presenza a guarire, mai un medico, un farmaco, un terapeuta, un fiore, un esame, un’analisi.
Noi attraverso la nostra Presenza incondizionata alla vita, comunque essa arrivi, possiamo finalmente fluire senza limiti e compiere un passo nella leggerezza, un passo fuori dall‘idea di noi e veramente dentro di noi.
[Immagine Josee Bisaillon]