Leggo articoli sensazionalisti sull’aumento del numero di vegani ad ogni batter di ciglia. Vedo fiorire blog, pagine, siti vegani ad ogni refresh di pagina. In parte ritengo che questo faccia parte di una naturale evoluzione umana e gioisco di questa trasformazione, la nostra salute è strettamente legata a quella del pianeta e viceversa.
Ma credo che non sempre questo cambiamento è accompagnato da consapevolezza e men che meno da una reale armonia.
Tale spinta dovrebbe essere approfondita al di là delle identificazioni, come un pò per tutto.
Essere vegani non significa affatto mangiare in modo equilibrato e men che meno assicura un ordine col pianeta, con l’ambiente e con noi stessi. Anzi, osservo quanto la rabbia ed il giudizio facciano spesso parte del lessico emozionale vegano. Questo mi fa presumere che il cambiamento alimentare non sempre concordi con un cambiamento di coscienza. La mente ha piuttosto creato una nuova etichetta, un ennesimo schieramento dietro cui ripararsi per fuggire al proprio tormento interiore.
L’energia del cibo è qualcosa che vale la pena approfondire, conoscere, sperimentare.
Siamo davvero disposti a semplificare i nostri gusti? Ad avvicinarci agli alimenti per quello che è il loro sapore in natura, rinunciando allo stimolo continuo che ci conforta nel grasso, nello zucchero, nell’esotico, negli stimolanti, nei condimenti? Stiamo ascoltando veramente cosa ci serve mangiare adesso, prendendoci la piena responsabilità adulta dei nostri bisogni e della nostra salute? Siamo aperti ad un sentire qualcosa che va ben al di là di un’ideologia, un’idea? Nel caso delle scelte basate su una motivazione etica, animalista siamo disposti ad accogliere il nostro animale ferito e maltrattato e prendercene cura? Siamo disposti a lasciare andare tutto quello che consegue al cambiare la nostra vibrazione interiore? Parliamo ancora di colpe, di bene di male, di ragione? Crediamo ancora di essere separati da Tutto o anche solo da qualcosa?
La vera armonia
